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il Baba e il Tantrika

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Guru shjvaita

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venerdì 21 dicembre 2007

curiosità orientali


mahamudra



Diverse fonti accennano ad un organo che sopravvive alla morte e che non appartiene alla sfera cerebrale: “il Cuore”.
Osho dice che con la morte scompaiono sia il corpo che il cervello e che tuttavia esistono metodi per conoscere senza far uso del cervello.
G.G. Visvadar sostiene che esiste un organo che non appartiene alla sfera cerebrale, la cui sede è quella raffigurata nell’iconografia religiosa al centro del petto ed il cui simbolo è la stella di David, che è anche il simbolo dell’Anahata chakra (centro del cuore) dello Yoga.
Nel Krya Yoga tantra di Vajramala, l’energia è definita ciò che dimora “nel cuore degli uomini”.
Infine nel Bardò-Thodol (libro tibetano dei morti) è detto che l’energia mentale (sem) e l’energia vitale (lung) sono unite “nel cuore dell’uomo” in un punto atomico (tig-lè).
Nel momento della morte, l’energia vitale non ricevendo più informazioni dai sensi, si contrae e si congiunge indissolubilmente all’energia mentale innata, formando un corpo energetico che viene proiettato fuori dal corpo, il “Luz” (nocciolo) della tradizione giudaica (una particella corporea indistruttibile, alla quale l’anima rimarrebbe attaccata dopo la morte, contenente gli elementi virtuali necessari alla restaurazione).
Nel buddismo “Mente”, che in sanscrito si traduce “Citta”, significa letteralmente “Cuore”: ciò che percepisce senza richiedere un lavoro da parte del cervello.
Dunque esiste qualcosa che non appartiene al cervello e che non viene distrutto nella morte.
Ma cos’è questo Cuore , che la Bibbia definisce “intimità personale incapsulata” e che Yung chiama “inconscio”.
Patanjali parla di “percezione diretta” (partyaksha) – conoscenza pura che avviene senza l’intermediazione dei sensi.
Quella che Buddha chiama “Retta Conoscenza”, immediata, autoperfezionata, quando ancora il giudizio non è intervenuto a corrompere le “ vive percezioni della realtà così com’è”.
Per acquisire la funzione di quest’organo originario, primordiale e trascendente, perfetto fin dal principio, occorre percorrere il cammino della naturalezza e spontaneità , “mahamudra”, il più alto insegnamento del buddismo tantrico tibetano.
Una via d’amore totale (a – more = che non muore): l’apertura del cuore, nella quale il Maestro presenta al discepolo la natura del proprio spirito e gli trasmette il potere di realizzarla all’istante, introducendolo in quello stato. E’ l’esperienza ultima, un orgasmo totale con l’universo, anche se l’esperienza della realtà ultima non è affatto un’esperienza, perché colui che esperisce si è perso. C’è il conoscere, ma non chi conosce. E’ piuttosto un esperire, un processo.
Mahamudra è il canto che Tilopa dona al suo discepolo Naropa. E’ un canto, perché quando si diventa una canna di bambù vuota, le labbra divine si accostano, la canna diviene un flauto e la canzone ha inizio.
corpo astrale



corpo astrale

Partendo dalla convinzione che l’uomo, accanto al corpo fisico, possegga un corpo astrale energetico, detto “doppio” perché compenetrato nel fisico del quale conserva la stessa forma, la medicina magica ha elaborato la “terapia simpatica”, un insieme di cure e rimedi dalla parvenza stregonesca.
Il doppio è un fluido radiante e sensibile composto di pensieri, sentimenti, emozioni, vibrazioni e filamenti sottili, un seme integrato di desideri, aspirazioni ed esperienze collegato al sistema nervoso periferico, sul quale si può influire recando dolore o sollievo.
La presenza di questo spirito vitale è in ogni cellula e di conseguenza anche nelle escrezioni dell’organismo (sudore, sangue, muco, orina, feci), sulle quali agisce la medicina simpatica operando anche a distanza, trapiantando queste escrezioni in un corpo fisico animato o inanimato, le cui vibrazioni siano in rapporto di simpatia con quelle dell’ammalato.
Il trapianto nei minerali triturati produce “la polvere simpatica” ritenuta una panacea universale . Ovvero l‘operazione può avvenire amalgamando tali escrezioni con uno dei quattro elementi costitutivi dell’universo : seccandoli all’aria; bruciandoli nel fuoco; gettandoli nell’acqua corrente; sotterrandoli e seminando sopra piante che ne assorbiranno l’influsso.
Buoni risultati si ottengono anche dandoli in pasto a un animale che contrarrà il male del paziente trattato, dando in cambio il proprio vigore, oppure innestandoli in un albero, del quale beneficerà della linfa vitale e delle energie che da essa si sprigionano.
“Un’antica ricetta propone di far bollire un uovo nell’orina del paziente dopo aver fatto nove buchi nel suo guscio. In una notte di luna piena si sotterrerà in un formicaio. Quando le formiche avranno divorato l’uovo, il malato avrà riacquistato la salute”.
I Veda chiamano questo secondo corpo “linga sharira” e sostengono che quando il corpo fisico muore è questo a veicolare il principio cosciente nella nuova dimensione.
Esso ha 96 dita di lunghezza e possiede i caratteri della passività e dell’ignoranza. E’ l’anima immortale ( atman ) che lo muove.
Dalla stessa fonte derivano le leggende sui vampiri e i lupi mannari..
Quando l’uomo ha vissuto bene il cadavere astrale evapora come incenso, ma se ha vissuto nel delitto e nell’iniquità, il corpo astrale che lo trattiene prigioniero cerca ancora gli oggetti delle sue passioni e vuole attaccarsi alla vita, sfinendosi in dolorosi sforzi per tornare a vivere, dimorando nei luoghi dove compì i suoi misfatti e entrando talvolta tra i viventi che riflettono pensieri e emozioni simili. Si nutrono dei vapori del sangue. Sono i vampiri dell’anima umana, larve fluidiche, analoghe ai leucociti che riflettono i nostri sogni . (Peladan)
Il lupo mannaro non è che il corpo astrale di un uomo di cui il lupo rappresenta gli istinti selvaggi e sanguinari e che mentre il suo “fantasma” va errando per la campagna, dorme soffrendo nel suo letto e sogna di essere un vero lupo. La disposizione della gente semplice delle campagne a mettersi in comunicazione con la luce astrale, che è il mezzo delle visioni e dei sogni, consente a costoro di vedere tali apparizioni per la sovreccitazione quasi sonnambulica causata dallo spavento.
I colpi dati al lupo mannaro feriscono realmente la persona addormentata, che mai si è mossa, per congestione odica o simpatica della luce, ricettacolo delle forme. (E. Levi)
Le ossessioni diaboliche sono ferite fatte all’apparecchio nervoso dalla luce pervertita dalla volontà umana.
Noi agiamo con l’immaginazione sull’immaginazione altrui, col nostro corpo astrale su quello degli altri,in modo che per la simpatia sia di attrazione che di ossessione , ci possediamo gli uni e gli altri.



tilak e tika

Molti bramhini e molte sette indù hanno la consuetudine di applicare il “tilak” e il “tika”, rispettivamente sulla fronte dell’uomo e della donna, in un punto situato tra le sopracciglia considerato un terzo occhio interno, con un colore vermiglio o con della pasta di sandalo.
Lo scopo è di concentrare l’attenzione su quel punto, costantemente, focalizzandone la consapevolezza. Il sandalo dà una sensazione balsamica, come se un pezzo di ghiaccio fosse applicato su quel punto. E’ la stessa sensazione di pace e di fragranza che si verifica quando il centro corrispondente viene attivato (Ajna chakra). Si è perciò trovato un equivalente.
Le persone che sono sottoposte a continua pressione o che sono impegnate in pensieri e riflessioni continue, mostrano quella pressione, facilmente localizzabile sulle loro fronti. Allo stesso modo, coloro i quali hanno ricevuto una pressione simile nelle vite passate, quando nascono hanno una specie di tilak naturale, proprio laddove si trova il terzo occhio.
Se l’attenzione è fissa sul terzo occhio, la semplice immaginazione è sufficiente per creare qualsiasi fenomeno .
All’interno del nostro corpo esistono diverse aree di fragranza, collegate con i nostri pensieri e le nostre emozioni, connesse ad alcuni centri psichici (chakra), l’attivazione dei quali, per mezzo di appropriati suoni, consente la diffusione anche all’esterno della fragranza corrispondente a riprova che un fiore è sbocciato dentro.
Alcune vibrazioni sonore si armonizzano con il profumo di certi fiori o essenze.
Se si pronuncia in un certo modo il nome di Allah, a un certo punto la stanza si profuma di lobhan. Per questo nelle moschee si brucia il lobhan.
Alcuni mantra portano invece a percepire una fragranza di legno di sandalo, la cui sorgente è nell’ “ajna chakra”, il centro psichico al centro degli occhi, tra le sopracciglia (terzo occhio).
Le diverse intonazioni creano la specifica e particolare fragranza.

YOGA


Il caduceo d’Esculapio o bastone di Mercurio è la rappresentazione ideografica e simbolica del Laya yoga, nel quale due serpenti si attorcigliano attorno a un asse mediano, formando sette spire. Tre nervi principali : “Ida”, “Pingala” e “Susumna” si dipartono da un punto situato alla radice del pene (triveni). Susumna, si arrampica nello speco vertebrale (monte Meru) e raggiunta la nuca, emerge e deflette e mentre Ida e Pingala si piegano verso le narici, essa sale in alto terminando nel pericarpo centrale del cervello (sahasrara padma) “loto dai mille petali”.
Attraverso un canale sottile come la decima parte di un capello, all’interno dell’asse vertebrale (Citrini) penetra Kundalini, l’energia vitale, situata e immagazzinata nel centro sessuale, solitamente assopita alla base della spina dorsale.
Questa forza ondulatoria della natura, raffigurata nei tantra come un serpente che si morde la coda (l’uroboros alchemico), attorcigliata per tre spire e mezzo attorno a un bulbo, che ha la forma di un uovo (svajambulinga), fora i sette chakra, fino a raggiungere, il centro coronale (sahasrhara) alla sommità delle testa, dove Shjva e Shakti, le energie maschile e femminile, statiche e cataboliche (kata bios-per la vita), si incontrano, ormai indifferenziate, in una unione superfisica, donando allo Yogi, i siddi – poteri sovrannaturali e l’agognata liberazione (moksa).
I chakra, sono campi elettrici, centri dinamici potenti, assopiti fino a quando la forza vitale non li attiva, stimolando la produzione ormonale della ghiandola corrispondente. Questi centri psichici, corrispondono infatti alle sette ghiandole a secrezione interna (ghiandole della riproduzione, pancreas, surrenali, timo, tiroide, ghiandola pineale e pituitaria), e ai plessi del sistema nervoso parasimpatico della nostra fisiologia (sacrale, ipogastrico, ombelicale, cardiaco, faringeo, cavernoso, coronale). Il processo è attivato dal respiro, che contiene il prana.
Se Kundalini si sveglia ed entra in ”citrini”, man mano che sale, attiva il centro corrispondente donando allo yogi gli otto siddi o poteri sovrannaturali : Ahjma: potere di ridursi fino all’atomo; Mhajma: potere di aumentarsi di volume; Laghima: potere di levitazione; Garima: potere di smaterializzare gli oggetti; Prapti: potere di realizzare i propri desideri; Prakamya: potere di far penetrare i corpi materiali gli uni negli altri; Isita: potere di comandare a tutti gli esseri, visibili e invisibili; Vasita: potere di cambiare di forma a volontà.
I sette chakra corrispondono ai sette giorni della creazione, ai sette colori, alle sette note, ai sette sacramenti, ai sette pianeti, alle sette virtù, ai sette vizi, ai sette doni dello Spirito Santo.
Nel perineo si trova il bulbo (svajambulinga), il cui nome è Muladhara, sede dell’elemento terra, da cui originano i tre nadis suddetti. Esso ha la forma di un uovo di uccello, lungo quattro dita. Il suo colore è rosso rubino .
Lo Yogi che medita su Muladara è libero da qualunque malattia.
Più sopra si trova Svadisthana, (arancione) che rende immediatamente lo Yogi libero da tutti i suoi nemici (i nemici dell’uomo sono le sue passioni : lussuria, ira, avarizia, ozio, superbia, invidia, gelosia).
In corrispondenza dell’ombelico si trova Manipura, (giallo) sede dell’elemento fuoco, che concede il potere di distruggere e creare a volontà.
Nella regione del cuore è situato Anahata (verde), che permette la realizzazione di ogni desiderio e fa diventare lo Yogi Signore della parola. Sede dell’elemento aria, il suo simbolo è il triangolo salomonico esagonale, ed è così chiamato perché è qui che viene udito il suono sabdabrhama, che si origina in muladara, simile ad un indistinto ronzio di api e che ora si manifesta senza attriti.
All’altezza della gola stà il loto Visuddha, il cancello della grande liberazione. Qui lo Yogi è libero dal dolore e dalla sofferenza, acquista longevità e salute. Non desidera più nulla ed è per sempre costante, coraggioso, buono e puro. Il suo colore è grigio azzurro)
E’ capace di vedere i tre tempi : passato, presente e futuro.
Tra le sopracciglia e alla radice del naso si trova Ajna,, bianco splendente (il terzo occhio), dentro il quale dimora la mente sottile (manas). Lo Yogi, il quale tiene costantemente fissa la sua mente su questo loto e il suo respiro fermo in kumbaka,(assenza di respiro) acquista onniscienza e onniveggenza.
Sopra tutti, regna Shasrarha Padma, luminoso e bianco, con filamenti dorati. Qui dimora il dio Pramashjvas, il Brama, l’Atman di tutti gli esseri.
Colui che ha dominato la sua mente e conosce questo loto, non nasce più nel samsara, e acquista la liberazione finale (moksa)..
Il tridente rituale che gli yogin tantrici dello shivaismo kashmiriano portano con se (trysula) sta anche a simbolizzare le tre correnti principali dello yoga segreto, che si incontrano alla radice del pene (triveni).
I tre nervi principali (gli Atharva Veda ne contano 72.000) sono anche rappresentati dai tre fiumi sacri indiani: Yamuna, Saraswati (invisibile) e Ganga.
Per questa ragione nel luogo fisico dove effettivamente questi tre fiumi s’incontrano (preyag), ad Allhahabhad, si tiene ogni 12 anni, in corrispondenza di una congiunzione astrale, quando Giove entra nella costellazione dell’ Acquario, una festa mistica, il Maha Kumba Mela.
Da migliaia di anni i mistici orientali sostengono che gli ormoni secreti dalle ghiandole regolano tutte le funzioni del corpo, compreso il processo di invecchiamento.
La ghiandola pituitaria, inizia a produrre un “ormone della morte”, durante la pubertà, che interferisce con l’abilità delle cellule di utilizzare ormoni benefici, come quello della crescita. Di conseguenza organi e cellule, a poco a poco, si deteriorano e muoiono.
Lo squilibrio ormonale, influisce sui sette centri e viceversa. Questo fiume di energia, circola dentro e intorno al corpo, rinvigorendo o svilendo la struttura corporea.
I seguaci di questa tecnica, solitamente, non dimostrano più di 40 anni, indipendentemente dalla loro imprecisata età, hanno fluenti capigliature, denti sanissimi, corpi vigorosi, resistono al caldo e al freddo, dimorando in grotte che trasudano umidità senza ammalarsi, sono longevi e possiedono poteri straordinari che appaiono sovrannaturali, ma che sono il prodotto di lunghe e difficoltose pratiche, tese ad impadronirsi del proprio corpo, scrigno dello spirito universale, imprigionato in un inconsapevole automatismo, che impedisce la liberazione (moksa) unico scopo dell’esistenza ciclica.
Kundalini, chakra e nadis non appartengono alla fisiologia e all’anatomia, ma ad un corpo sottile, energetico, composto di sentimenti, emozioni, vibrazioni e filamenti sottili, una sorta di secondo corpo compenetrato al fisico (linga sharira).
Esso ha la stessa forma del corpo fisico, nel quale è compenetrato e quando il corpo fisico muore, questo corpo eterico che è come fumo condensato, veicola il principio cosciente per altri 13 giorni.
Questo secondo corpo ha il carattere della passività e dell’ignoranza. E’ Atma , l’anima suprema che lo muove. Ha 96 dita di lunghezza. Il rapimento estatico ha l’effetto di ridurlo e concentrarlo al centro del corpo tra l’ano e l’uretra in un triangolo brillante come l’oro fuso.
Nel momento della morte l’energia che è estesa e diffusa nel corpo si contrae, ritorna al suo nucleo, torna ad essere un seme, un atomo, pronto per un nuovo viaggio…!
Pratica : si esegue un pranayama completo per tre volte (inspirazione-sospensione-espirazione);
si invia il prana al chakra basale e in assenza di respiro si eseguono i tre banda: jalhandhara, uddyana, mula banda) – il primo contraendo i muscoli del collo, con il mento sullo sterno; il secondo contraendo lo stomaco verso la colonna vertebrale; l’altro contraendo i muscoli dello sfintere anale e di tutto l’apparato pelvico. Un brivido percorrerà nella spina dorsale a significare che kunudalini ha ricevuto “l’avviso”. Il respiro va trattenuto in loco per il tempo utile ad attivare un processo di pulizia che si ottiene facendo roteare il prana in senso orario attorno al chakra per poi espellerlo con una espirazione che eliminerà tossine, negatività e quant’altro.
La stessa operazione andrà eseguita su ciascun altro chakra salendo come in una scala a pioli fino al centro tra le sopracciglia dove il prana confluirà da dietro l’occipite fino alla radice del naso, tra gli occhi che osserveranno un cerchio bianco splendente.
Infine dal chakra coronale si sprigionerà una pioggia di nettare che purificherà tutto il corpo.



















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