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il Baba e il Tantrika

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memorie indiane

Guru shjvaita

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sabato 19 gennaio 2008

Personaggi

Bhagwan

La vita è l’unica religione, l’unico tempio, l’unica preghiera. Non evitare di pensare a ciò che è per pensare a ciò che non è: la vita è. Ovunque tu sia, lì è la meta. Smetti di cercare e troverai. Dio è ovunque, in ogni momento della vita. Dio è sinonimo di vita. Dio non è una persona , ma una presenza, un’esperienza d’amore, una qualità. Dio è in tutte le esperienze di bellezza, di gioia, di celebrazione. E’ nel verde degli alberi, nel canto degli uccelli, nel candore di una nuvola, nella notte stellata, nel sorriso di un bambino, in un abbraccio d’amore. Dio è questa totalità. Dio non lo si può adorare, ma solo sperimentare. E’ l’intero spettacolo della vita: guarda, godi, gioisci, celebra .
Esperimenta la vita in tutte le sue prospettive: buone e cattive; amare e dolci; oscure e luminose Non temere le esperienze, perché più esperienze fai, più maturerai. Fai della vita un’esperienza estetica Ricerca tutte le alternative esistenziali possibili. Non lasciarti sfuggire alcuna opportunità. Tutte le esperienze sono comunque immaginazione, sono una illusione, solo chi esperisce è reale. Concentrati sul testimone interiore. Non essere attore nel mondo ma spettatore. I vari stati di coscienza scompaiono, solo il testimone resta
Il modo in cui sei è il solo modo in cui puoi essere, accettalo, amalo e la vetta si svelerà nel tuo cuore. Non esiste alcuna meta. Tutto ciò che esiste è immediato. Il pellegrinaggio in sé è la meta. Ogni passo è la meta, ogni istante è la meta. Il domani non arriva mai; questo momento è tutto ciò che hai, se lo perdi lo hai perduto per sempre. Il presente ha il sapore dell’eternità: Qui e Ora.
Non c’è altra vita che questa vita “normale”. Poichè si è incapaci di vivere questa vita si inventano le cose esoteriche. Tutti gli insegnamenti esoterici, occulti e i cosiddetti misteri sono solo astrusità. Il mistero è qui: negli alberi, nelle rocce, negli uccelli, nelle persone, nelle relazioni, nel canto, nella danza, il mistero è nell’amore . Chi è incapace di gustare questa vita, trova degli alibi. Non sa vivere con passione, non sa vivere intensamente, non sa gioire e trova un modo per fingere.
Tutta la miseria è contenuta nell’ ego. Allorchè scopri di poter vivere nell’universo senza un corpo, né una forma, eppure esistere, diffuso nell’intera esistenza, allora sarai libero. Una libertà assoluta: libertà dal corpo, dalla mente, libertà dalla forma. Pura e semplice consapevolezza che tuttavia possiede una propria individualità, un centro invisibile che sa di essere.
Non c’è nulla di buono e di cattivo, esistono solo saggezza e sciocchezza. Se sei sciocco fai del male a te stesso e agli altri; se sei saggio non fai del male nè a te stesso nè agli altri. Non esiste il peccato, né la virtù, c’è solo la saggezza e l’ignoranza. Perciò bisogna trasformare l’ignoranza in saggezza.
Il problema non è l’azione, ma l’essere. Qualsiasi cosa tu abbia fatto, è accaduta perché eri inconsapevole. E’ accaduto in sogno. Tutti i karma sono della stessa stoffa dei sogni. Diventa consapevole e immediatamente tutti i karma si dissolvono. Basta un solo momento di consapevolezza e tutto il passato sparisce.
Essere consapevoli significa rendersi conto che si è responsabili di ogni cosa: pura e costante osservazione, comprensione, trasformazione, realizzazione.
Se si dedica il 10% all’osservazione di se stessi, il 90% dell’energia va sprecato in pensieri; se si dedica il 90% all’autosservazione, solo il 10% resta per cento pensieri; quando si è al 100%
testimoni di se stessi si attua il processo di meditazione. Attraversato lo strato di pensieri, si raggiunge il livello dei sentimenti. Ben presto si trascende la mente e il cuore. Ora il silenzio è totale, non c’è movimento… questo è l’essere. La meditazione accade quando tu sei scomparso.
Il nostro essere è già dentro di noi. Non è necessario diventare nulla, basta rendersi conto di chi si è.

Gurdijeff

Gurdjieff, mistagogo, furfante, imbonitore, scorbutico, ciarlatano, luciferino, mago, ma anche “colui che apre le porte” il Maestro incomparabile, dotato di una immensa potenza, , sostiene che :
“ a livello della creatura umana normale, qualunque sia la nobiltà dell’ambizione, la grandezza dell’avventura tentata, l’immensità delle sofferenze, l’acutezza dei sentimenti, non c’è nulla, assolutamente nulla, non c’è altro che – merdità – “
“Pochi esseri hanno un’anima. Nessuno ha un’anima dalla nascita, bisogna acquisirla. Coloro che non ci riescono muoiono. Gli atomi si disperdono e non rimane nulla”.
La civiltà, sviluppando certe facoltà dell’uomo, ne ha atrofizzate delle altre tra le più elevate. Le nostre facoltà sono raccolte attorno a tre centri : il centro intellettuale che pensa, fa piani e formula; il centro emotivo che sente, ama, odia; il centro fisico o istintivo che agisce, si muove, crea. In ciascuno di noi predomina l’uno o l’altro. Ogni pensiero, ogni sentimento, ogni azione è semplicemente un fatto meccanico scatenato da circostanze esterne. Non sono io che penso, ma qualcosa che pensa in me; non sono io che sento, ma qualcosa all’infuori di me, determina i miei sentimenti; non sono io che agisco, ma certe condizioni esterne, esigono l’azione appropriata.
Quando ci si rende conto di non avere la padronanza di sé ci si deve mettere al lavoro per armonizzare i tre centri. Solo allora si sarà responsabili. Un uomo è responsabile, una macchina no. Nell’uomo attuale l’umanità non è ancora formata.
Non si tratta di accrescere la facoltà di attenzione per essere più attivi nel commercio, negli affari sociali, nello studio o in amore, ma di impresa ben diversa : spezzare le barriere artificiali della personalità e armonizzare i vari centri mentali e fisici; cambiare le abitudini riacquistando un “centro di gravità permanente”.
Bisogna che prima la persona illusoria che scambiamo per la nostra persona reale arda e si distrugga. In tutti i campi: fisico, emotivo, intellettuale non si è mai liberi, ma identificati agli impulsi, agli umori, alle idee, quindi occorre disidentificarsi e per farlo bisogna “ osservarsi vivere”. Gli impulsi, gli umori, le idee, invece di essere frutto d’una libera scelta della coscienza sono l’espressione di meccanismi nati dall’educazione, dall’istinto, dalla cultura, dall’ereditarietà.
Armonizzando i centri , che solitamente operano in modo non sinergico si perviene alla centratura.
L’uomo è una macchina, composta di parti diverse e prive di relazioni tra loro, pertanto la trasformazione non può cominciare dalla moralità o spiritualità ma dalla meccanicità e dalla conoscenza delle leggi che la governano. Nel suo stato normale di coscienza l’uomo dorme. Ignora ciò che accade dentro di lui e attorno a lui. Tanto l’uomo numero uno: l’uomo fisico, il numero due: l’uomo emotivo, e il numero tre: l’uomo intellettuale, non può nulla, tutto gli accade, come accade la pioggia.
Ma c’è una via per acquisire una volontà cosciente e diventare l’uomo numero quattro o uomo equilibrato. La via è la conoscenza di sé o “ richiamo” attraverso la percezione consapevole delle “sensazioni”.
Quando l’uomo numero 1-2- e 3 comprende ciò che è, può acquisire un IO permanente ed una volontà libera.
Questa è la quarta via, la quarta dimensione. Si distingue dalle scuole dei fachiri (corpo) dei monaci (sentimento) e degli yogi, (intelletto) perché si integra e inserisce nella vita .
L’illusione suprema dell’uomo è la convinzione di poter fare, ma in realtà nessuno può far niente, tutto accade. Crede di amare, di odiare, di scegliere, di decidere, in realtà non può pensare, parlare, sentire, perché non possiede l’IO con la I maiuscola. Per fare bisogna “ essere” ed essere significa essere diverso da ciò che si è, rinascere (dvi-ja) :il vecchio è morto, non c’è più, il passato è sepolto; il nuovo uomo è un essere diverso totalmente nuovo, il suo IO ora è cristallizato e centrato.
Non abbiamo un io permanente ed immutabile. Ognuno dei nostri pensieri, desideri, sensazioni, ricordi, ambizioni, evoca tutto il nostro essere, ma dov’è questo tutto ?
In realtà sono mille piccoli “ io “ separati che si ignorano e che sono ostili gli uni agli altri. Diverse figure che dipendono da associazioni di idee, da un incontro, dal caldo dal freddo,, da un bicchiere di vino, da una lettura. Alcuni io sono più forti degli altri e grazie a loro si crede di essere un’unità.
Ognuno dei piccoli io si arroga il diritto di proclamarsi col nostro nome. Per esempio il mio io collerico impegna tutta la mia persona. Se faccio una scenata alla donna che mi è più cara e torturo un amore al quale altri io sono legati con tenerezza, dolcezza e serenità, quel mio io collerico parla a nome di tutti. In quel momento mi identifico con quell’io affiorato alla superficie e impegno tutti gli altri io, innocenti e fuori causa. Un piccolo io ha il potere di assumere un impegno, e poi è l’uomo intero che deve mantenerlo. Vite intere spese ad onorare impegni assunti da piccoli io accidentali.. Conoscere se stessi in questa frammentazione è un’esperienza disperata.
Il Maestro non chiede di essere buoni o intelligenti o di avere fede,domanda solo di essere, di esistere.
Voi non capire, diceva ai suoi discepoli, voi idioti completi, merda di merda, assoluta merdità.
L’uomo è costituito da due parti: essenza e personalità. L’essenza è ciò che è suo; la personalità è tutto ciò che proviene dall’esterno. Il bambino è solo essenza, ma attraverso l’educazione, la cultura, la personalità comincia a crescere oscurando l’essenza, fino ad arrestarne la crescita intorno ai sette anni. Civiltà, scienza, filosofia, arte, politica appartengono alla personalità, che trova il suo nutrimento nella immaginazione e nella menzogna.
Accade talvolta che l’essenza di un uomo muoia, mentre la personalità e il suo corpo restano vivi, lasciando un vuoto. Costoro sono cadaveri che credono di vivere.
La ricostituzione dell’essenza è il frutto del lavoro si di sé.
In oriente si conoscono mezzi attraverso cui è possibile sviluppare l‘essenza, allora ciò che è e ciò che appare parlano lingue diverse.
Certi narcotici (hascisch) hanno la proprietà di addormentare la personalità senza toccare l’essenza così idee, gusti, simpatie, antipatie, amore, odio, attaccamenti, convinzioni sentimenti vari, spariscono procurando indifferenza e una privazione di pensiero che origina un’ ampiezza di coscienza mai sperimentata prima, lasciando però a esperimento finito solo un vago ricordo di uno stato di benessere, che tuttavia, se vissuto con consapevolezza induce a conquistarlo attraverso metodi coscienti, durevoli e risolutivi un “super sforzo” o uno choc capace di annullare l’automatismo, le abitudini, la pigrizia, l’indolenza o le passioni nelle quali ci si lascia vivere
Es. : ho camminato per tutta la giornata e sono stanco. Piove e fa freddo, ma a casa la cena è pronta, fa caldo e l’atmosfera è piacevole. Invece di mettermi a tavola però esco di nuovo sotto la pioggia e decido di non rientrare prima di aver percorso ancora altri 5 km. Al mio ritorno sono più forte e determinato ma soprattutto più cosciente.
Lo choc “addizionale” destabilizza il comportamento automatico abituale con un atteggiamento diverso e insolito che deprogramma lo schema.
Es. : sono abituato a mangiare o andare a letto alla stessa ora; cambio orario oppure non mangio affatto e resto in piedi tutta la notte, “sveglio” e attento, ovvero se uno stimolo esterno produce rabbia, invece di reagire utilizzo la stessa energia per modificare l’atmosfera circostante.
L’organismo riceve tre tipi di nutrimento : cibo, aria, impressioni. Non tutti gli elementi in grado di far evolvere un uomo sono trattenuti, ma sapienti atteggiamenti di presenza durante i vari processi, consentono di assimilare quelli idonei al progresso animico, attraverso l’osservazione cosciente, l’attenzione e il “ricordo di sé”.
Prima di morire G. provocò un grave e violento incidente con la sua vettura. L’auto si distrusse completamente e i medici affermarono che non avrebbe potuto sopravvivere. Gli contarono 60 fratture in tutto il corpo eppure lo trovarono seduto sotto un albero lontano dall’auto. Fu portato all’ospedale perfettamente consapevole ed ordinò che non gli venisse fatta l’anestesia, perché voleva restare cosciente. Rimase lucido e raggiunse la vetta più alta cui può arrivare un uomo. Si separò dal corpo che diventò semplicemente un veicolo e che ora poteva usare senza essere identificato con esso. Aveva creato un metodo d’attrito (lo stesso utilizzato da Gesù sulla croce, per separare definitivamente l’essenza dall’ Ego, che va crocifisso per acquistare la Libertà dalla prigionia della ignoranza e ogni altro condizionamento).
Bennett trovò Gurdjieff in un campo per profughi a Costantinopoli, durante la rivoluzione russa, che faceva la fila per il cibo. Erano migliaia di persone, perché il cibo veniva distribuito una sola volta al giorno. Non si lavava da giorni e aveva abiti laceri e sporchi, ma Bennett lo riconobbe tra mille pur senza conoscerlo.
Gli occhi di un tale uomo non possono essere occultati neanche se confusi tra la folla: occhi travolgenti, con un impatto tremendo. Annichilivano o davano una sensazione di benessere, di salute, di potere. Bennett lo portò in occidente “regalandolo” al mondo.


RUDOLF STEINER

In ogni uomo esistono facoltà latenti per mezzo delle quali egli può acquistare conoscenze superiori. I mistici gli gnostici, i teosofi parlano spesso di un mondo delle anime che è per loro altrettanto reale quanto quello che si può vedere con gli occhi fisici e toccare con le mani.
E’ l’anima che conosce : per l’anima la venerazione, il rispetto, la devozione sono sostanze nutrienti che la rendono sana e forte.
Quanto più l’uomo progredisce nell’evoluzione della sua anima, tanto più il suo organismo animico si sviluppa. Questo si palesa come una specie di corpo indipendente dotato di determinati organi. Lo sviluppo di tali organi consente percezioni particolari. Fino a che ciò non accade il mondo spirituale resta oscuro.
Ogni percezione non supportata dalla conoscenza è sicuramente il frutto di fantasia o di deliri e in ogni caso nessuna percezione spirituale sarà possibile se non si è attivato questo corpo “eterico”, anche se talvolta per il lavoro compiuto in precedenti vite, ormai dimenticate, qualche seme spinge spontaneamente per la sua realizzazione attraverso sporadiche intuizioni e tendenze connaturate nell’animo che si manifestano quasi sempre senza essere comprese e utilizzate.
Alcuni atteggiamenti sono indispensabili per creare le condizioni necessarie per sviluppare gli organi idonei alla percezione animica. Questa autoeducazione non si manifesta in atteggiamenti esteriori grossolani, ma in trasformazioni delicate della vita del sentimento e del pensiero.
Vanno indubbiamente eliminate la collera, la paura, la superstizione e il pregiudizio, la vanità e l’ambizione, la curiosità e le chiacchiere inutili. Occorre esercitare alcune virtù, come la pazienza che esercita un’azione d’attrazione delle forze adibite allo sviluppo della vista animica. L’impazienza invece le respinge. Con la collera e l’irritazione, erigo attorno a me una barriera insormontabile. Con la mitezza si andrà ben presto formando un’altra tendenza nell’anima: l’osservazione calma di tutte le sfumature della vita dell’ambiente circostante. Il silenzio apre l’anima al mondo delle anime e lo spirito al mondo degli spiriti. La volontà e la perseveranza consentono di raggiungere tutti i traguardi.
Alcune condizioni sono anche necessarie La prima è la salute del corpo: la seconda è di essere consapevoli di essere membro della vita collettiva e perciò corresponsabile di tutto ciò che accade; la terza è sapere che i pensieri e i sentimenti hanno altrettanta importanza quanto le azioni; la quarta è relativa alla convinzione che la vera entità dell’uomo non risiede nel suo essere esteriore, ma in quello interiore; la quinta riguarda la costanza nell’esecuzione di una decisione. Ogni decisione è una forza anche se non c’è un risultato immediato, essa agisce comunque. Una sesta condizione è lo sviluppo del sentimento di riconoscenza per tutto ciò che si possiede. L’esistenza è un dono e perciò tutte le condizioni citate devono riunirsi in una settima: l’amore per tutti gli esseri e per tutta l’esistenza.
Veracità, lealtà e onestà sono forze costruttrici; menzogna, falsità e slealtà sono forze distruttrici.
L’indulgenza, l’obiettività, la tolleranza, la fiducia, la serenità nel dolore e nella gioia ed un equilibrio nella vita accelerano il processo di acquisizione. Senza l’attuazione di queste qualità, qualsiasi risultato si raggiunga rischia di deviare le energie verso il male. Si può diventare intolleranti, paurosi e assumere un atteggiamento egoistico ed ostile nei confronti della vita, pervenendo ad un degrado dell’anima che conduce alla rovina e all’annichilimento totale.
Infine le funzioni del corpo, le inclinazioni dell’anima e i pensieri e le idee dello spirito devono raggiungere un perfetto accordo tra loro. Il corpo deve essere purificato e nobilitato in modo che i suoi organi non stimolino a nulla che non serva allo spirito. L’anima non deve essere spinta a desideri e passioni che contraddicano un pensiero puro e nobile. Lo spirito deve essere libero.
Solo uno spirito libero che avrà trasformato il suo essere e che avrà attivato “l’anima”, potrà trasformare l’ambiente circostante, percepire le altre dimensioni spirituali e comunicare con loro.