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martedì 25 dicembre 2007

curiosità giudaiche


Cifra viene dall’ebraico sepher che è la radice di sephirot che in chiave 10 indica gli elementi d’analisi applicabili a qualunque situazione esistenziale. Lo schema indica i 10 attributi di Dio, le divine energie increate, tramite cui è possibile entrare in comunicazione con Dio, sintonizzando i nostri centri di forza. Dio è accessibile a condizione che l’uomo divenga perfetto. Attraverso le Sephirot Dio si fa conoscere. La prima sephira condivide la natura negativa dell’En Sof , il nulla, indifferenziato, Keter, la corona. Dalle profondità del nulla, promanano la Saggezza e l’Intelligenza (Chocmah e Binah) , il grembo, che ricevendo il seme concepisce le sette sephirot inferiori: la Misericordia e la Giustizia (Chesed e Gheburah), che sono le braccia, destra e sinistra di Dio. Due poli essenziali per il funzionamento del mondo. L’equilibrio necessario è simboleggiato dalla sephira centrale, la Bellezza (Tipheret), il tronco. Se il Giudizio non è ammorbidito dall’Amore, può distruggere. Le due successive sephirot sono la Vittoria e l’Onore (Netzah e Hod), che costituiscono le gambe. La nona sephirot è il Fondamento (Yesod), il fallo, la forza generativa dell’universo. Attraverso questo sono incanalate Luce e Forza verso la sephirot inferiore (Malkut), il Regno, nota anche come Shekinah – Presenza, che rappresenta l’immanenza di Dio. Essa è femminile perchè riceve l’emanazione dall’alto e genera la molteplicità delle forme. Una mappa della coscienza, un itinerario mistico, una scala che conduce dall’uomo a Dio.


(Alef) - La parola “chassid” significa puro deriva da “chesed” (uno degli attributi divini), che vuol dire grazia. Il movimento è fondato sulla grazia. Dio arriva attraverso la grazia e non tramite lo sforzo.
Il Chassidismo è una religione di celebrazione e gioia che vanno coltivate perchè in esse dimora lo splendore (Keter). E’il fiorire della cultura ebraica. Le cose più insignificanti diventano sacre, mangiare, bere, danzare, hanno la qualità della preghiera. Tutta la vita è soffusa di grazia divina. Il fondatore, il rabbino Baal Shem Tow, detto il Besht dalle iniziali del suo nome, maestro di kabbala, mago e taumaturgo, depositario della devekut (comunione con Dio),possiede il nome divino e ne conosce la potenza segreta e in forza di essa può operare miracoli.
Quando il Baal Shem doveva assolvere un compito difficile, per il bene delle creature, andava nel bosco, accendeva un fuoco, pregava, meditava e tutto si realizzava secondo il suo proposito.Una generazione dopo il Maggid di Meseritz si trovava di fronte allo stesso compito, riandava nel bosco e diceva: “Non posso più accendere il fuoco, ma posso pregare” e tutto andava secondo il suo desiderio. Una generazione dopo ancora, Moshe Leib di Sassov, doveva assolvere lo stesso compito: andava nel bosco e diceva: “Non posso accendere il fuoco e non conosco più le preghiere segrete, ma conosco il posto nel bosco, dove tutto accadeva, e questo basta”: Infatti era sufficiente alla realizzazione dei desideri. Ma quando nella successiva generazione Israel di Razin doveva affrontare lo stesso compito, se ne stava seduto nella sinagoga e diceva: ” Non posso fare il fuoco, non so dire le preghiere, non conosco più il posto nel bosco, ma di tutto ciò posso raccontare la storia”.
Il suo racconto da solo aveva la stessa efficacia delle azioni degli altri predecessori.



(Mem) - Alcuni talmudisti fanno risalire ai tempi del profeta Isaia l’origine dei Lamed-waw. In ebraico le lettere dell’alfabeto hanno un valore numerico. La lettera Lamed ha valore di 30 e waw di sei. Pertanto i Lamed-waw sarebbero 36.
Il mondo intero riposa su 36 “Giusti”, in nulla distinti dai comuni mortali, spesso non sanno di esserlo anche loro, ma se uno mancasse, la sofferenza degli uomini avvelenerebbe persino l’anima dei neonati e l’umanità soffocherebbe in un grido.
I Lamed-waw sono il cuore del mondo e in essi si versano i nostri dolori come in un ricettacolo. Senza di loro non sarebbe sopportabile l’esistenza. Sono le calamite della sofferenza umana.
Gli ebrei andalusi venerano una pietra a forma di lacrima, che dicono essere l’anima di un Giusto, impietrita dal dolore.


(Schin) - La Torah contiene 613 comandamenti (248 precetti e 365 divieti). Il corpo umano si compone di 613 parti.

Adempiendo ogni singolo precetto, l’uomo purifica la parte corrispondente del suo corpo in una sorta di “restaurazione”, rendendolo di nuovo puro e perfetto come era prima del peccato originale e ripristinando la struttura mistica dell’Adamo originario (Adam Kadmon) nel quale la creatura umana si dissolve fondendosi con quella divina .

Il rabbino Jehuda Low ben Becalel, detto il Maharhal, di Praga, maestro di cabala e magia, avrebbe creato una forma d’uomo il “Golem” che avrebbe tenuto ai suoi ordini a guardia del ghetto praghese.
Egli possedeva la conoscenza del nome divino “devar-Elhoim” ed era perciò in grado di ripetere il processo della creazione senza però poter infondere l’anima, con il risultato di un automa ubbidiente.
Ecco la “ricetta” per la sua fabbricazione: “impastare un pupazzo con terra vergine, dopo essersi purificato, girargli intorno più volte, recitando le lettere del sacro tetragramma – Jod – He – Vau – He, incidere sulla fronte il vocabolo emet (verità), introdurgli in bocca lo shem (il foglietto col nome impronunciabile di Dio) per metterlo in moto.
Per annullare gli effetti: girare in senso contrario, recitando l’alfabeto all’inverso. Togliere dalla bocca lo shem, cancellare la prima lettera del vocabolo Emet, in modo che resti solo Met (morte) e il fantoccio si affloscia.
Il Maharal di Praga fu inoltre un arguto esegeta biblico ed il solo ad aver orientato la sua interpretazione sul “vuoto intermedio”.
“ Le tavole della Legge avevano un’altezza di sei palmi e una larghezza di sei palmi. Due palmi erano nelle mani di Dio, due palmi nelle mani di Mosè. In mezzo due palmi erano vuoti”.
Mentre il Maharal metteva solennemente l’accento su questo dettaglio apparentemente banale di un testo talmudico, Michelangelo, dall’alto della sua impalcatura, sul soffitto della cappella Sistina a Roma, lasciando un minuscolo scarto tra due dita tese l’una verso l’altra, esprimeva pittoricamente lo stesso concetto, rappresentando Adamo che si sveglia alla vita senza essere toccato da Dio: egli tende la sua mano verso Dio che tende anch’egli la sua, ed è la scintilla invisibile che produce la vita. La mirabile scena di due esseri, che non sono contraddittori e inconciliabili, sottolinea la cooperazione tra Dio e l’uomo, che si esprime attraverso questa distanza, questo piccolo spazio, che indica la sfida lanciata da Dio al suo Essere, che Egli limita decidendo di introdurre nella creazione una creatura “libera”. Libertà che non sarebbe stata messa in risalto se le mani di Dio e dell’uomo fossero state contigue, senza quel “vuoto intermedio”.
A Praga nell’angolo della facciata destra del palazzo comunale c’è l’unica raffigurazione scultorea del rabbino Low, al quale una giovinetta gli porge una rosa avvelenata, con la quale il maestro pungendosi ne morrà.
Simbolicamente egli cede alle profferte della inconsapevole fanciulla che gli da l’opportunità di una morte consapevole, come accade a molti yogi e santi uomini che creano essi stessi la situazione per scomparire dalla scena del mondo : Buddha , Ramhakrisnha, Mahavira e lo stasso Gesù.
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1) (Beth) - Vita

Le testimonianze degli evangelisti, sono spesso contraddittorie, perfino su ciò che Gesù ha detto sulla croce.
Luca (23,46) : “Padre nelle tue mani ripongo il mio spirito” . Giovanni (19,30) “Tutto è compiuto”.
Marco (15,34) e Matteo (27,46) : “Dio mio perché mi hai abbandonato”.
In realtà questa è la frase che pronuncia Gesù :”Elì, Elì lamma sabactanì” che testimonia l’adempimento delle scritture Giov. (19,24) poichè era colui indicato nel biblico e profetico salmo 21 di David (17,18.19), che inizia proprio con le stesse parole: Dio mio perché mi haiabbandonato, “ han contato tutte le mie ossa, han trafitto le mie mani e i miei piedi, si son divise le mie vesti, e sopra la mia tunica han gettato la sorte”

"kajem schene 'emar" per adempiere a ciò che è scritto .

2 ) (Ghimel) - Pace

Pilato chiede provocatoriamente a Gesù “Qual è la verità”: “Quid est veritas”, e la muta risposta è: “Est vir qui adest”, che è l’anagramma della domanda, lettera per lettera,” E’ l’uomo che ti sta davanti !”
La risposta infatti è contenuta nella stessa domanda .
Al tempo stesso è come dire a Pilato di osservare specularmente la propria coscienza proiettata in Gesù.
Un Cristo, un Buddha, sono degli specchi, nei quali si riflette l’ immagine originaria, ciò che lo zen definisce “il vero volto”.

3 ) (Daleth) - Sapienza

C’è un’esplicita analogia tra il profeta Elia e Giovanni il Battista!
Elia va nel deserto ed è definito un uomo peloso con “una cintura di cuoio ai fianchi “ (Re IV, 1,8).
Il Battista predica nel deserto e indossa una veste di peli di cammello e “una cintura di cuoio ai fianchi” (Mt.3,4).
Gesù parlando di Giovanni Battista dice:” Egli è colui del quale sta scritto : “Ecco io manderò a voi il profeta Elia avanti che venga il giorno del Signore” (Malachia 4,5); “Egli è quell’Elia che deve venire (Mt.11,14), “Chi ha orecchi per intendere, intenda (Mt.11,15).
Si tratta di una chiara eco di teorie reincarnazionistiche, immune da interpolazioni e manipolazioni, rimasta integra nei vangeli insieme a Giov. 3,5, quando a Nicodemo Gesù dice espressamente: “Chi non rinascerà di nuovo non entrerà nel regno di Dio”.

4) (Kaph) - Ricchezza

Gesù non si è mai autoproclamato “ figlio di Dio” espressione che per un ebreo era una scandalosa bestemmia. Un ebreo poteva definirsi “servitore di Yavè” .
La parola aramaica “ebed”, infatti, vuol dire servitore e si traduce in greco pais, che significa insieme servitore e fanciullo. Il passaggio da pais a nios (figlio) è stato facile, ma il concetto di figlio di Dio appartiene certamente al linguaggio dei cristiani ellenizzati (S:Paolo, Giovanni).
Soltanto in quattro o cinque luoghi dei sinottici (Mt. 8,20 – Lc. 9,44 – Mt. 11,19 – Mt.12.32 - Mc. 2,10 ) è usato il termine “bar nascha” che vuol dire semplicemente un uomo. L’espressione quindi “figlio dell’uomo”, con l’accezione di un significato messianico appartiene sicuramente ai redattori, che hanno voluto associare Gesù al passo di Daniele (7,13-14) : ”ed ecco con le nubi nel cielo, uno come figlio d’uomo”, considerato precognitore dell’avvento messianico.

5 ) (Phet) - Fertilità

Caifa era stato a capo del Sinedrio per 18 anni (Filone d’Alessandria, Giuseppe Flavio), eppure solo Matteo lo cita quale sommo Sacerdote (26,57). Giovanni ne parla come genero di Anna, gran sacerdote del Sinedrio (18,13) e Luca e Marco non lo menzionano affatto.

6 ) (Resh) - Bellezza

Nell’anno 747 di Roma, i pianeti Saturno e Giove erano in congiunzione nella costellazione dei pesci, raggiunti da Marte nella primavera del 748. Questi segni, nell’interpretazione dei quali i saggi d’oriente (Magi) erano maestri, li convinsero ad affrontare un faticoso viaggio, che precede di 6/7 anni la nascita di Gesù, ma coincide perfettamente con il periodo del censimento della popolazione giudaica, che condusse Giuseppe e Maria a Betlemme. Quindi la vera nascita precede di 6/7 anni il tempo comunemente accettato.

7) (Tau) - Dominio

Nei vangeli di Matteo e Luca si dice che Gesù nacque a Bhetlemme, Marco invece nomina Nazareth come luogo di nascita. In realtà il villaggio di Bhetlemme era già indicato nella profezia biblica : “E tu Bhetlem, piccola fra le mille di Giuda, da te uscirà colui che sarà dominatore in Israele “ (Michea V,1-5).

(Shekina) - Tabernacolo

Nazareth è una traslitterazione di Nazirita, (Mc.1,12 – cfr. Nazareno) una setta precristiana di origine essenica, a cui lo stesso Gesù apparteneva. Gesù era un Nazir, (aramaico = “consacrato”) come il Sansone biblico. Erano celibi (coelo- ibis-andrai al cielo) e assolutamente casti per evoluzione, non per voto. Portavano barba incolta e capelli lunghi in segno di riconoscimento (Epifanio).
Le contraddizioni dei sinottici sono comprensibili, nessuno degli evangelisti era presente. Essi riferiscono voci, essendo i vangeli, scritti postumi di almeno ottanta/novanta anni. Tuttavia il messaggio potente, emerge nonostante le interpolazioni, le traduzioni errate, le manipolazioni strumentali, le contraddittorie interpretazioni, come montagne, fuori del tempo e dello spazio. Gesù è stato lo spartiacque della storia del mondo che dalla sua nascita è stato diviso in due epoche (a.C. – d.C.), poiché dopo di Lui il mondo non è e non sarà mai più lo stesso.

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